Norme liberticide e tecniche per l’espropriazione forzosa

Norme liberticide e tecniche per l’espropriazione forzosa
I governi degli Stati sono indotti all’insolvenza perpetua da un indebitamento continuo con le banche centrali. Ciclicamente, gli usurai delle banche centrali ordinano ai burattini collocati ai governi delle nazioni di “risanare i bilanci degli Stati”. Ordinano loro, cioè, di rientrare, almeno in parte, dai loro scoperti di conto (ai quali i pupi sono stati precedentemente indotti proprio dagli stessi usurai delle banche centrali). In questo modo i grandi usurai possono appropriarsi – indebitamente ma forzosamente – della ricchezza prodotta durante il ciclo economico di un certo numero di anni, da lavoro, capitale, risorse naturali e attività imprenditoriale.

DELL’ESPROPRIAZIONE DIRETTA
Negli Stati cosiddetti “comunisti”, l’espropriazione forzosa avviene in modo diretto, con la negazione ai diritti sulle proprietà private e l’attribuzione di tali proprietà al fantasma giuridico dello Stato, a beneficio dei suoi reali amministratori.

DELL’ESPROPRIAZIONE DELLE NAZIONI LIBERALI
Nei regimi “democratici-liberali’, periodicamente, s’impone agli scalda-sedie collocati ai governi, soggetti tendenzialmente pavidi per natura e ignoranti per necessità della loro professione, la ricetta delle finte austerità. Si tratta di una terapia standardizzata e ciclicamente riproposta, tutta a base di medicine forti, fatta di quei veleni dai tragici effetti collaterali, che inibiscono le difese naturali del paziente facendolo morire lentamente ma fino in fondo, proprio in virtù di quel regime di austerità con la quale si fingeva di volerlo curare. Quest’attività di espropriazione sarebbe semplice da individuare, soprattutto da parte di chi viene gabbato e dissanguato. Eppure non si nota, perché, tutt’attorno, si leva, deliberatamente e appassionatamente, il gran chiasso dei giornalisti-chitarristi, degli opinionisti, degli economisti senza cattedra, e di quelli – anche più cialtroni – che invece la cattedra ce l’hanno, degli urlatori dell’attenzione mal diretta, degli interminabili – e assolutamente inutili – dibattiti politici e di tutti gli altri eventi televisivi e giornalistici nei quali buffoni, prestigiatori e giocolieri si esibiscono, chi più chi meno in buona fede, per fuggire l’apatia della propria inutilità e per condividere, senza timore d’apparire ridicoli, un momento di notorietà sotto i riflettori.

DELLA COMPLICITÀ DELLA TV E DELLA CARTACCIA STAMPATA
I giornalisti sono vili e ignoranti, taluni più vili che ignoranti e altri più ignoranti che vili, e sono tutti complici, volontari o involontari, di questa tragedia della comunicazione destinata alle masse. Se hanno capito il meccanismo e si prestano, sono mentitori volontari, se non lo hanno capito, sono complici sciocchi e involontari ma non per questo meno colpevoli, perché, non sapendo quello che fanno e che dicono, nondimeno concorrono a produrre la stessa miseria morale e materiale dei loro compari, coperti di milioni per intrattenere i babbei con le favole e le scemenze.

DELLE LEVE DELL’ESPROPRIAZIONE
Come il medico impazzito, che infligge la ricetta aggressiva e mortale ai pazienti fortemente debilitati, il nemico usa sempre lo stesso metodo, il salasso, contando, con buona ragione, sulla diffusissima ignoranza storica dei suoi pazienti, sulla loro confusione e sulla perpetua distrazione che li tiene impegnati e soggiogati; distrazione indotta, organizzata e gestita, dai presentatori televisivi (la funzione di presentatore integra quella di giornalista, commentatore, economista, prestigiatore, commediante, saltimbanco, eccetera) dal cinematografo, dagli eventi sportivi. Anche se nessuna tragedia pare idonea ad impedire alle masse di stonarsi cercando l’oblio negli stadi e nutrendosi delle ciarle della comunicazione organizzata, tradizionalmente, la cura per “risanare” i conti pubblici comporta una sequenza di passaggi spigolosi e, progressivamente, sempre più penosi. I soggetti beneficiari dell’espropriazione della roba d’altri sono le banche centrali. Gli esecutori d’ordini delle banche centrali sono i burattini collocati ai governi delle nazioni, i loro esattori e i loro pericolosissimi collaboratori armati. Le leve che consentono l’espropriazione delle collettività sono almeno sette:

1) l’imposizione di norme liberticide,

2) la confisca diretta,

3) l’oppressione fiscale,

4) l’inflazione,

5) il controllo dei capitali,

6) il controllo dei prezzi e delle retribuzioni,

7) la guerra e le finte emergenze nazionali.

1) Delle norme liberticide

La reintroduzione di norme tiranniche e dispotiche trova sempre una giustificazione formale nelle situazioni di cosiddetta “emergenza”. Le élite al potere danno una certa considerazione al consenso dell’opinione pubblica, indotto da stati di crisi artificiali e dalle finte emergenze, tanto che, prima di introdurre, o reintrodurre, leggi gravemente limitative dei diritti individuali e delle libertà civili, organizzano essi stessi, e fanno mandare ad effetto dai loro aguzzini delle agenzie militari, paramilitari più o meno clandestine, quegli eventi che generano le crisi e le conseguenti dichiarazioni degli stati d’emergenza fabbricati. Per riscontrare se questo ragionamento fila, basta già solo considerare due esempi vicini alla nostra storia recente, dal cosiddetto dopoguerra ad oggi:

a) i fenomeni del terrorismo in Italia e in Europa;

b) la tragica farsa dell’undici settembre 2001.

Sui fatti del terrorismo in Italia e in Europa, rimando alla lettura di Ganser (“NATO’s secret armies – Operation Gladio and Terrorism in Western Europe”), perché qui voglio dire a proposito delle scemenze espresse nel video.

 

Del DLgs. N. 231 del 2007
Dopo aver mandato ad effetto la frode dell’undici settembre 2001, la dittatura statunitense e quella europea impongono un sistema normativo che limita maggiormente le libertà individuali e i diritti civili di tutti i contribuenti (non privilegiati) in occidente. In Italia, come in altre Nazioni, la legge fondamentale dello Stato impone limiti precisi all’attività repressiva dei burattini al potere. Prima che altrove, questi limiti sono indicati nella Costituzione dell’Ordinamento della Repubblica, la legge suprema, che si vuole rigida e che è posta a fondamento di tutte le altre leggi. Chi vuole adottare comportamenti dispotici, tuttavia, può farlo usando un trucco molto semplice e assai poco originale,  basta scavalcare i limiti procedurali imposti dalla legge, strumentalizzando gli impianti ideologici che appartengono alle situazioni di emergenza. Dal principio del 1900, tutta la propaganda liberticida dell’occidente continua a ripetere ed erodere formule simili a queste: “guerra alla criminalità organizzata” e “lotta al terrorismo“. Ma “Criminalità organizzata” e “terrorismo” sono fantasmi, sono costruzioni ideologiche molto generiche che servono a proprio fabbricare gli stati di crisi. Non esiste alcuna “criminalità organizzata” e non c’è alcun “terrorismo” senza la complice, intenzionale, consapevole partecipazione e coordinazione dello “Stato” o di chi controlla gli enti di Stato.

DELL’OPPRESSIONE FISCALE E DEL CONTROLLO DEI CAPITALI
Il DLgs. N. 231 del 21 novembre 2007  è un altro esempio palese di come si prendono a pretesto quei termini generici sulle emergenze artificiali, per scavalcare i limiti stabiliti dalla legge ed imporre la repressione. Oltre che ad eludere la legge, la pratica di strumentalizzare termini generici suggestivi (criminalità organizzata e terrorismo) serve ad aumentare la confusione. e ad alimentare un permanente stato d’inquietudine. Per giunta, essa consente di dare definizioni diverse su comportamenti già molto ben individuati dalle leggi vigenti. Le nuove leggi danno definizioni arbitrarie ed improprie su quali comportamenti fanno rientrare fra quelli perseguiti e vi fanno rientrare tutti i casi possibili ed immaginabili. Questa impostazione volutamente generica della norma, consente agli aguzzini di colpire chiunque, anche retroattivamente. E però il cittadino non se ne accorge, perché, sentendo dire in Tv, o leggendo sui giornali, che viene approvato un decreto legge per ostacolare il finanziamento al “terrorismo” e il riciclaggio di denaro della “criminalità organizzata”, egli pensa che la questione sia giusta, doverosa, e che, soprattutto, non lo riguardi. Cosa può avere a che fare, un contribuente dissanguato qualunque, con la criminalità organizzata? Niente, se si trascura il fatto che è costretto ad un trascinamento fiscale del 70% e che, inconsapevolmente, egli versa quel 70% proprio alla criminalità organizzata, e cioè agli aguzzini dell’erario che lavorano per le banche centrali. E cosa può avere a che fare uno che sgobba in proprio, e/o un imprenditore qualunque, con il terrorismo? Nulla, si tratta di fenomeni lontanissimi dalla sua dimensione. Il termine enfatico “riciclaggio”, poi, richiama l’idea fantasiosa della scena cinematografica di quel famoso film di Brian De Palma, titolato “Scarface“, con Al Pacino che, in qualche istituto bancario della Florida, scarica nell’ufficio del direttore quegli enormi sacchi verdi, pieni zeppi di dollari americani, incamerati con la vendita all’ingrosso di cocaina boliviana purissima. Ma nella drammatica realtà di decreti come il 231/2007, i nuovi “reati” previsti e ipotizzati, integrano comportamenti assai meno rilevanti di quelli di Al Pacino in “Scarface”. Per un esempio, il lavoratore onesto che “compra casa” utilizzando denari che, per qualche ragione, sono miracolosamente sottratti all’estorsione dell’erario, può essere sospettato di reimpiegare, di immettere, investire in attività lecite, fondi frutto di attività delittuose; se poi intesta quella casa a un parente, o a un’amica, la sua situazione si complica in modo anche più pericoloso. C’è poi il malcostume diffuso di integrare le norme con sempre più ingredienti, per renderle sempre più generiche e onnicomprensive. Per fare un altro esempio, dal 2015, anche l’evasione fiscale viene ricompresa nella scatola magica di quel finto decreto: l’illecito dell’evasione fiscale viene equiparato a quello del finanziamento del terrorismo e della criminalità organizzata. C’è un modo più chiaro per definire una frode normativa?

 

CONFIDENTI DI QUESTURA OBBLIGATI
Questo nuovo sistema di norme e di pensiero, comporta un fatto tanto assurdo quanto inosservato: come negli anni più disperati della dittatura di Stalin in Russia e di quella di Mao Zedong in Cina comunista, in Italia, ai giorni nostri, tutti gli avvocati, i commercialisti, gli intermediari finanziari di qualunque genere e natura, i consulenti fiscali, gli impiegati delle banche, delle poste e dei centri elaborazione paghe, gli allibratori, i raccoglitori di scommesse per le corse dei cani, gli assicuratori e una interminabile lista di altri operatori economici, sono stati trasformati in confidenti di questura obbligati. L’infausto decreto legge numero 231 del 2007 obbliga infatti, con la previsione di gravi sanzioni panali per chi non si attiene, i professionisti a violare i propri doveri di segretezza e riservatezza sui fatti dei loro clienti e, anzi, a spiare le loro attività per poi segnalare, anonimamente, qualunque loro comportamento “sospetto”. Segnalare, quindi, non solo eventuali comportamenti illeciti, ma anche quelli che potrebbero suscitare dubbi e sospetti di qualunque natura, come vediamo in quell’esempio del lavoratore autonomo che compra l’auto a un’amante o intesta un nuovo appartamento alla moglie o alla figlia. Come se ciò non fosse già sufficientemente aberrante, aggiungi pure che tutte le attività dei clienti, che sono tutti schedati, come pure le informazioni personali relative alle loro operazioni commerciali, rimangono circostanziate in un apposito registro che il professionista deve tenere nel cassetto, e tenersi sempre pronto a mostrarlo su richiesta ad un qualunque avventore della GdF.

DELL’OPPRESSIONE FISCALE E DEL RICICLAGGIO
Le norme repressive sostengono e promuovono l’estorsione fiscale. È poco rilevante osservare che la polizia postale viola la legge sulla privacy (e il diritto costituzionale) spulciando i dati personali degli utenti scambisti allegri dai cosiddetti “social network”; c’è di peggio: la guardia di finanza ha accesso in tempo reale ai conti correnti bancari di tutti gli italiani, e non ha più bisogno di un mandato dell’autorità giudiziaria per esaminarli. Dato che la politica fiscale è una delle due leve fondamentali della politica economica di uno Stato e, visto che le politiche restrittive servono a strozzare l’economia di quello Stato, l’oppressione fiscale è, assieme alla politica monetaria deflativa, il metodo più efficace per impoverire un territorio. Gli aguzzini che praticano la persecuzione fiscale, oggi possono perquisire, liberamente, anche gli uffici dei commercialisti, degli avvocati, delle agenzie d’intermediazione, dei consulenti del lavoro e di qualunque altro ente che collabori nella gestione di un’impresa. In questi anni tristi, assistiamo impassibili a casi in cui:

a) gli avvocati pavidi sono chiamati a testimoniare, e testimoniano, contro i loro stessi clienti in tribunale;

b) i loro clienti vengono arrestati proprio nel loro stesso studio legale;

c) alle conferenze di certi ordini professionali che impartiscono corsi di deontologia professionale forense, durante i quali, proprio loro, raccomandano e promuovono (istigando gli avvocati a compiere delitti) tutte quelle pratiche di delazione dei propri clienti che sono simmetricamente contrarie ai principi più basilari del codice deontologico forense.

(Vedi: il Convegno del 6 ottobre 2011, organizzato dal CONSIGLIO DELL’ ORDINE AVVOCATI DI MODENA, FONDAZIONE FORENSE MODENESE,

presiede: Avv. UBER TREVISI;

relatori: Ten. Col. CARLO TOMASSINI della Guardia di Finanza,

Avv. STEFANO ZIRONI avvocato in Modena,

Avv. DANIELA GOLDONI avvocato in Modena).

DARE CONSULENZA E POI SEGNALARE
Ma come fa, un Avvocato, a dare consulenza al suo cliente e dipoi, senza dirglielo, a segnalarlo all’autorità giudiziaria? Come può un avvocato diventare segretamente confidente di questura? Le istruzioni per i delatori vengono date pubblicamente, nel convegno, iscritto nel corso di deontologia per avvocati (pavidi), tenuto Il 6 ottobre 2011 dal Consiglio dell’ordine avvocati di Modena, in cui si danno disposizioni obbligatorie affinché avvocati e commercialisti commettano reiteratamente delitti (ai sensi dell’art. 622 del codice penale), oltre che violazioni degli obblighi deontologici e morali. Ai sensi della normativa che si cava dal Dlgs. 231/2007 e dalle successive modifiche, usando a pretesto gli abituali feticci della lotta alla criminalità organizzata e al finanziamento del terrorismo, vengono inflitte ai contribuenti altre norme reazionarie e liberticide, contrarie ai diritti costituzionali di riservatezza e segretezza, norme repressive delle economie e delle attività umane in generale.

DEI “MOTIVI RAGIONEVOLI PER SOSPETTARE”
Avvocati, commercialisti e mediatori finanziari di ogni tipo, devono inviare alla UIF la segnalazione di un’operazione “sospetta” quando “sanno, sospettano o hanno motivi ragionevoli per sospettare (quindi anche se non sospettano ma qualcun altro può dire che avrebbero dovuto sospettare) che siano in corso, o che siano state compiute, o tentate, operazioni di riciclaggio o finanziamento del terrorismo”.

             

DELLA REPRESSIONE PREVENTIVA
La spiata dei confidenti di questura viene fatta ancora prima che si commetta una violazione; è infatti sufficiente, e obbligatorio, secondo la tradizione stalinista e della Cina rivoluzionaria di Mao, far basare la spiata sulla sensazione, sull’idea, sul sospetto o, in assenza di sospetto, sulla presunzione d’altri, e non del professionista, che sussista comunque un “motivo ragionevole per sospettare” anche qualora non si sospetti…

NONNA, COS’È IL COMUNISMO?
Dato che si parla di “finanziamento del terrorismo e di riciclaggio”, nessuno si sente chiamato in causa, perché di terrorismo e riciclaggio si ha un’idea diversa di quella svelata dal decreto e dalle sue successive integrazioni. Se però uno se lo va a leggere, nota che esso dà definizioni sue proprie dei termini, “ai soli fini dello stesso decreto”, che sono del tutto arbitrarie, per nulla coerenti con quelle già previste dal codice penale, e fa rientrare, forzosamente, in queste sue definizioni, le casistiche più varie e disomogenee che la creatività umana potrebbe evocare. Una norma punitiva, che comprende una vastissima gamma di comportamenti, può colpire chiunque, perché nessuno può dire di non aver mai compiuto un illecito quando quell’illecito non è un illecito e quando non si sa che, illecitamente, quel comportamento lecito sia stato, con una forzata montatura, dichiarato illecito.

 

 

 

 

 

Published by economia, finanza e fisco

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