(Video HIV TEST, CAMBIA RESIDENZA)

Del problema dei criteri differenziati usati per leggere ed interpretare i test HIV, detti grossolanamente “TEST dell’AIDS”.

Appena dopo aver fatto il TEST HIV, la vittima che si dice risulti positiva, viene condannata a morte e la sua morte potrebbe sopravvenire il giorno successivo al TEST HIV, oppure nei prossimi 100 anni, non si sa, e infatti non si sa proprio un bel niente di tutta questa complicata malattia, impiantata artificialmente nell’immaginazione collettivamente dall’industria della medicina di monopolio.

Il virus HIV non è mai stato trovato e, non trovandolo, hanno pensato bene di brevettarne il TEST. Come funziona il TEST HIV (il più noto, il Western blot)?

A) Il TEST HIV Western blot consiste in una sottile striscia di nitrocellulosa, nella quale sono incorporate delle proteine che si pretende siano uniche del virus fantasma HIV.

(Qui ci sarebbe davvero da fare una profonda analisi psico-dinamica della natura delle inibizioni della gente che fa questo mestiere, quello del ruffiano in camice per conto dell’industria della medicina di monopolio. Con che faccia tosta si sostiene che “determinate” proteine appartengono ad un virus specifico, l’HIV, se quel virus specifico non è mai stato isolato? E quando si fa a brevettare un oggetto, quale che sia, nessuno ti domanda dov’è l’oggetto che vuoi brevettare? C’è tutto un mondo di pazzi attorno a quest’industria, dall’esecutore d’ordini che pratica il TEST HIV senza sapere nulla di ciò che sta facendo, alla disinformazione organizzata, alla stampa specializzata e a tutta la catena alimentare che questa industria miliardaria alimenta).

B) Ogni proteina è etichettata con la lettera ‘p’ seguita dal suo peso molecolare espresso in migliaia.

C) Si mette la sottile striscia a contatto con del siero e, se quello contiene qualche anticorpo per quelle proteine ‘particolari’, le bande che contengono quelle proteine dovrebbero “rischiararsi”.

D) Il Western blot non è standardizzato, nonostante sia brevettato, e quindi i criteri, i parametri interpretativi, cambiano da nazione a nazione, ognuno fa più o meno come gli pare, perché tanto è tutta una costruzione ideologica basata su ipotesi, congetture, illazioni e suggestioni.

In Africa, per esempio, per essere schedato come sieropositivo, ti basta risultare positivo per 2 delle bande nere orizzontali (vedi la foto qui sotto)

AFR = Africa; AUS = Australia; FDA = US Food and Drug Administration; RCX = US Red Cross; CDC = US Center for Disease Control; CON = US Consortium for Retrovirus Serology Standardization; GER = Germany; UK = United Kingdom; FRA = France; MACS = US Multicenter AIDS Cohort Study 1983-1992.  (Source: Val Turner)

….e che si riferiscono alle proteine usate per il test. In Australia, ce ne vogliono 4. Negli Stati Uniti d’America si hanno 5 gruppi di parametri differenti per leggere “Western blot” e sono tutti totalmente diversi l’uno dall’altro.  Perciò, se vai in un laboratorio che usa i criteri della croce rossa americana, puoi risultare positivo. Se però poi vai in un laboratorio che usa i criteri FDA, risulti negativo, se invece vai in un laboratorio che usa i criteri CDC, sarai positivo di nuovo. Non sanno quello che fanno, ma lo fanno, perché contano sull’ingenuità del pubblico della televisione e sulla complicità dei buffoni venduti che in televisione fanno le campagne di raccolta fondi decennali e miliardarie per le ricerche delle malattie che non esistono e dei virus o dei finti oncogeni che non si trovano.

Del trucco del tampone e del nuovo paziente credulone
I risultati dei cosiddetti “test HIV dell’AIDS”, che sarebbe il test degli anticorpi, presunti, immaginati, del finto virus denominato HIV, devono essere interpretati, perché è tutta una questione, ricordiamolo, d’interpretazione dell’ipotesi, della congettura, della suggestione e della supposizione.

Tuttavia, dato che i parametri interpretativi variano, come il prezzo della benzina, a seconda delle località in cui un allocco decide di sottoporsi all’esame-truffa, ecco che un soggetto dichiarato “sieropositivo” in una data località può benissimo andarsene da un altra parte per essere dichiarato “non sieropositivo”. Per guarire, dunque, da una malattia immaginata, basta trasferirsi. Questo dimostra che la malattia non esiste, se non nell’immaginazione delle teste vuote che perpetrano la truffa senza sapere quello che fanno e che dipoi avvelenano i finti malati procacciati con le loro chemioterapie.

I propagandisti delle medicine cancerogene fanno credere al mondo che il test HIV-AIDS si pratica per sapere se è vero o no che Tizio è “infetto” con l’ipotetico virus HIV. Se Tizio risulta positivo al test, i praticanti della medicina di monopolio iniziano ad offrire un’altra serie di congetture e di supposizioni circa le possibilità che, nei prossimi cento anni, Tizio si ammalerà oppure no di una delle 30 malattie, variegate e distinte ma riclassificate come AIDS.

Il ragionamento che propongono è totalmente sbagliato.

1) Il Test non può provare l’infezione da HIV e non c’è proprio modo che possa farlo. Il test contiene degli antigeni che sono proteine che s’immagina e si presume siano del virus ipotetico, l’HIV. S’ipotizza dipoi che quelle proteine reagiscano con qualunque anticorpo che si registra in presenza dell’AIDS. Così si avrebbe che gli antigeni HIV reagirebbero con gli anticorpi HIV, perché, sempre teoricamente, gli antigeni HIV reagiscono esclusivamente agli anticorpi HIV.

Ma nella realtà non esiste nessuna relazione esclusiva tra antigeni e anticorpi. Gli anticorpi reagiscono a qualunque antigene che non riconoscono come proprio del loro “ambiente”. Se Tizio è malato di tubercolosi, per esempio, nel suo sistema saranno presenti gli anticorpi attivati contro la tubercolosi. Se Tizio ha la malaugurata idea di fare il test HIV nel momento in cui ha la tubercolosi, vedrai che gli anticorpi della tubercolosi reagiranno pure agli antigeni dell’HIV. Ecco come si ha un vero falso positivo.

Queste reazioni incrociate sono molto comuni e molto prevedibili. Se Tizio invece della tubercolosi ha l’influenza, ecco che gli si dovrebbe dire, come pure accade, di non fare il test HIV fino a che l’influenza non gli è passata, perché sanno benissimo della frequente probabilità delle reazioni incrociate (e qui entra in gioco il trucco del tampone del COVIDioti-19, che serve all’industria per procacciarsi un nuovo paziente credulone).

Anticorpi, antigeni differenti e differenti condizioni di una persona, possono determinare la lettura dei veri falsi positivi. Per esempio, chiunque farebbe bene ad evitare gli aghi in generale, ma se pure fosse disturbato da una sindrome tra quelle indicate qui sotto, a maggior ragione dovrebbe tenersi lontano dal test HIV, per non essere schedato come sieropositivo, non essendolo:

l’epatite B,
l’Herpes simplex, condizione assai comune a milioni di americani,
l’influenza,
la vaccinazione contro l’influenza,
il raffreddore,
l’epatite dell’alcolizzato,
i disordini del tessuto connettivo,
l’artrite reumatoide, anche questa comune a milioni di vittime.

Il 41% dei pazienti con sclerosi multipla, in uno studio accennato nel video di qui sopra, risultano positivi al test HIV. Chi vive in aree (pensa ai poveri africani) in cui è presente in forma endemica la tubercolosi, la lebbra, la malaria, l’epatite B, è assai facile risultare positivi al test HIV in perfetta assenza del virus HIV. La lettura positiva del test può essere determinata da una tale moltitudine di variabili, delle quali nessuna è specifica per l’HIV, che solo per questo, quel finto TEST, non dovrebbe essere considerata attendibile.

Puoi risultare positivo per una serie di strane ragioni, le proteine del corpo umano reagiscono al TEST HIV-AIDS ed ecco che il medico ti guarda con l’espressione che tradisce la sua più rassegnata e patetica ignoranza, quella di chi ti registra, ti scheda e ti classifica nel censimento della clientela potenziale dell’industria delle medicine cancerogene, clientela forzata, con la truffa e l’estorsione (come fanno con i vaccini, ti portano via i figli o ti ricattano in qualche altro modo) quella di chi ti condanna a morte, anche se non è assolutamente in grado di stabilire se o quando ti ammalerai, perché ripete un protocollo senza sapere di cosa sta parlando o cosa stia facendo.

Sieropositivo significa positivo agli anticorpi, significa che hai gli anticorpi, non il virus. Al contrario delle puttanate che si dicono sulla presunta predisposizione alla malattia, significa esattamente l’opposto, se hai gli anticorpi risulterai protetto e non predisposto alla malattia.

Per cambiare il risultato da positivo in negativo, comunque, basta trasferirsi, come di sopra si disse.

Published by economia, finanza e fisco

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